Ciao¸ vi avevo raccontato precedentemente del secondo appuntamento nel mio percorso con la protezione speciale per ottenere i documenti legali, e per vivere e lavorare in Italia, oggi, vi parlo del terzo appuntamento, che naturalmente è arrivato circa due mesi dopo il secondo.Comunque, è arrivato il giorno tanto atteso
e sono andato alla commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, eravamo un gruppo di persone. Quando è arrivato il mio turno, sono stato chiamato in uno degli uffici, dové ho trovato un poliziotto e un ragazzo arabo incaricato della traduzione del colloquio. Il poliziotto mi ha fatto una seria di domande: il mio nome, il cognome, data e luogo di nascita, l’indirizzo in cui vivo in Italia e perché desidero restare e lavorare qui. Ogni volta, il ragazzo traduceva con precisione, mentre il poliziotto ascoltava con molta attenzione ciò che dicevo, entrambi si sono comportati con rispetto e professionalità, non mi sono mai sentito come un immigrato clandestino, ma piuttosto come una persona tratta con tanta dignità e considerazione.
Successivamente, ho consegnato il contratto di lavoro che avevo {durante il periodo di attesa ero riuscito a ottenere un lavoro in un ristorante}, dopo aver controllato il documento e annotato le informazioni necessarie, l’gente mi ha consegnato un numero da chiamare nel caso in cui subissi sfruttamento da parte del datore di lavoro, alla fine, mi ha chiesto se avevo altri documenti che potessero rafforzare la mia posizione, ad esempio se frequentassi una scuola per imparare l’italiano, se svolgessi attività di volontariato in un’associazione, se avessi intestato un contratto d’affitto, o qualsiasi altro elemento che potesse dimostrare il mio impegno per l’integrazione nella società italiana. Infine, mi ha consegnato una serie di documenti da firmare e mi ha raccomandato di leggere attentamente l’indirizzo scritto nell’ospitalità, questo perché, entro 15 giorni {al massimo un mese} avrei ricevuto la decisione della commissione, è fondamentale riceverla, poiché in caso di rifiuto, il ricorso va presentata entro7 giorni, senza eccezioni, altrimenti, tutto il percorso fatto andrà perso, ho ringraziato entrambi e me ne sono andato con la speranza che Dio mi conceda successo, a me e a tutte le persone che erano con me quel giorno.
Dopo 15 giorni, controllavo sempre la cassetta della posta per vedere se fossi arrivata la comunicazione, al 29 giorno, ho contatto la mia avocata che mi ha consigliato di andare a prenderla di persona per non rischiare di perderla o riceverla in ritardo, il giorno successivo sono andato a ritirarla e l’ho informataLa tappa successiva è stata portare tutti i miei documenti e recarmi dall’avocato il giorno dopo, cosi da presentare il ricorso entro 7 giorni dato che la lettera conteneva un rifiuto, la motivazione era che il mio paese d’origine è considerato sicuro, con condizioni di vita dignitose, e quindi non ci sarebbe motivi validi per restare in Italia. Tuttavia, l’avocata mi ha spiegato che questo rifiuto era prevedibile, e che avremmo presentato comunque ricorso.
Mi ha chiesto tutti i documenti disponibili e mi ha fatto firmare altri moduli, tra cui una delega per poter agire in mia rappresentanza, tutto questo senza alcun costo, perché {come mi ha spiegato} se un richiedente asilo lavora e ha un reddito superiore a 12800 euro deve pagare 1000 euro all’avocato, ma se non supera questa soglia, è lo stato italiano che copre tutte le spese. Poiché avevo appena iniziato a lavorare il mese precedente, e il redito delle persone con cui vivo non supera i 12800 euro non dovevo pagare nulla. Per chiarire meglio: se condivido la casa con altre persone, anche se io non lavoro ma il reddito complessivo supera 12800 euro, allora sarei comunque tenuto a pagare, proprio come avviene con il documento ISEE, che considera il reddito di tutti i residenti dello stesso nucleo abitativo. L’avocata mi ha chiesto di svolgermi presso uno sportello per immigrati per fissare un appuntamento con la questura, dové avrei dovuto lasciare le impronte digitali e richiedere un permesso provvisorio chiamato permesso giallo, e che se ottiene dopo aver presentato il ricorso, questo permesso consente di restare legalmente in Italia fino alla decisione definitiva della commissione.
Oggi , s0n0 andato all'ufficio dei stranieri, e sono riusito ad avere un appuntamento con la questura per lasciare gli impronte e avere il permesso giallo.
Dopo questo lungo percorso, posso dire che l’Italia è davvero un paese evoluto, che rispetta l’essere umano, anche se è un migrante senza documenti. Dall’inizio di questa esperienza fini ad adesso, sono sempre stato trattato con dignità e umanità, ricevendo aiuto e consigli da tutti le persone che ho incontrato.